Rientrato nel miglior modo possibile da un brutto infortunio, Billy Bolt ha conquistato il titolo mondiale FIM SuperEnduro, regalando a Rockstar Energy Husqvarna Factory Racing la seconda iride consecutiva. Dopo aver concluso nel 2018 la sua stagione da rookie al secondo posto, l’infortunio alla gamba poco dopo la conquista del titolo World Enduro Super Series 2018 aveva costretto uno degli astri nascenti dell’enduro a saltare la stagione SuperEnduro 2019.
Nel 2020 Bolt era determinato a mostrare finalmente quello di cui è capace: e raccogliendo con la sua Husqvarna FE 350 ben sette vittorie su dodici start, Billy ha conquistato il titolo alla grande, dimostrando di poter essere campione del mondo sia outdoor che indoor.
Billy, come ti sei sentito alla prima gara dopo aver saltato il campionato 2019 per l’infortunio? Pensavi di poter essere subito competitivo per il titolo?
“Potendo allenarmi e fare test con altri piloti di altro livello avevo idea del punto in cui ero, ed ero soddisfatto della mia velocità già al primo round. Naturalmente quando poi entri nello stadio e scendi in pista le cose cambiano. Anche perché quella in Polonia era soltanto la mia sesta gara di SuperEnduro e avevo saltato un’intera stagione indoor: quindi da un lato ero nervoso, ma dall’altro fiducioso nella mia preparazione.”
Hai parlato spesso dell’importanza di essere costanti. È difficile mantenere la costanza nel SuperEnduro, con tutte quelle manche e correndo gomito a gomito?
“È incredibilmente difficile. Soprattutto Gara2 con l’ordine di partenza rovesciato può stravolgere tutto, con un sacco di sorpassi da fare per arrivare davanti. E l’intensità di ogni manche rende difficile essere costanti. Ci sono tanti cambiamenti rapidi, che sono anche quello che rende il SuperEnduro così emozionante. Ho lavorato molto sul miglioramento della mia costanza in gara, specie in Spagna e Ungheria, e il risultato è che ho vinto cinque giornate di gara su sei, sette partenze su dodici.”
Anche nella Superpole hai impressionato, vincendo in tre occasioni su quattro. Nel 2018 non eri nemmeno lontamente così veloce in qualifica: come ti sei migliorato?
“La Superpole era un aspetto che volevo migliorare fin dal 2018, infatti. Quell’anno ero terribile, faticavo a trovare quella che pensavo fosse la miglior interpretazione del percorso. Passavo troppo tempo a guardare dove passavano gli altri, e ancora nel giro di ricognizione ero sempre lì a farmi domande: mentre quello è il momento in cui devi avere tutti i pezzi al loro posto nella tua testa. Per cui spesso cadevo perché non ero abbastanza convinto. Ora mi sono messo tutta quella roba alle spalle: ho molta più fiducia in me stesso e nel mio metodo. Le prestazioni in Superpole sono arrivate di conseguenza, e quello è stato probabilmente uno dei maggiori miglioramenti che ho fatto quest’anno.”
La pista in Germania era molto tecnica e in tanti si aspettavano un tuo dominio, invece è stata forse la tappa più difficile. Hai peccato di eccesso di fiducia o hai spinto troppo?
“A Riesa la pista non era facile da interpretare. Nelle prove mi sentivo bene e avevo linee diverse dalla maggior parte degli altri piloti. Specialmente nelle sezioni dei tronchi e delle rocce ero nettamente il più veloce, ma purtroppo i giri di qualifica non danno punti! La sera nelle finali non ho messo insieme i pezzi, tutto qua. Ero arrabbiato per come avevo guidato in Superpole, sono caduto e il manubrio mi si è infilato in uno stivale mentre ero in testa in Gara1. E il bello è che avevo un margine di 15 secondi, non avevo alcun bisogno di rischiare; ma mi sono accorto di avere quel vantaggio solo quando ho guardato il video di gara il giorno dopo, e ormai avevo commesso errori su errori. Da quel momento però ho imparato a gestire meglio la gara e a fare più attenzione a chi ho attorno quando sono in testa.”
Forse la parte più difficile del SuperEnduro sono proprio i tracciati di gara, dove le condizioni cambiano da gara a gara e spesso durante una stessa serata. Quanto è importante avere alle spalle un team come Rockstar Energy Husqvarna Factory Racing?
“La classe Prestige corre per ultima, per cui troviamo la pista già segnata dalle linee delle gare corse prima della nostra. Di conseguenza la pista non cambia più in modo radicale per noi. Ma le qualifiche sono serrate, perché abbiamo poco tempo per le regolazioni: per cui avere un team efficace è cruciale, e il team Rockstar Energy Husqvarna Factory Racing è il top. Non solo si occupano della moto, ma sanno sempre se si sono create traiettorie diverse durante la serata e mi aggiornano costantemente dopo ogni sessione, in modo che quando il cancelletto si abbassa posso dare sempre il massimo.”
Pur essendo alto 190 cm per quasi 100 kg, hai corso il mondiale SuperEnduro con la FE 350. Diresti che ha la combinazione giusta tra potenza, velocità e agilità?
“Sì, nel SuperEnduro preferisco la FE 350. Ti permette una guida super-aggressiva, e si adatta perfettamente al mio stile di guida nell’indoor. È anche più leggera della FE 450, il che significa che posso governarla più facilmente durante le giornate di gara, quasi come se fosse una FE 250. È un po’ come avere il meglio dei due mondi, e direi che al momento è la moto migliore per le gare indoor.”
Ad appena 22 anni hai già vinto due titoli mondiali, uno indoor e uno outdoor. Sei sorpreso di tutto questo successo raggiunto ancora così giovane?
“Sì, è una sensazione pazzesca. Anche perché sono arrivato all’enduro relativamente tardi: vengo dal trial e sono salito su una moto da enduro solo quattro anni fa. Sono orgoglioso di quanto lontano sono arrivato in così poco tempo, ma allo stesso tempo sento di essere appena partito, e di avere ancora molto da dimostrare a me stesso.”
Anche se al momento sulla stagione outdoor pende la minaccia del COVID-19, ti senti in buona condizione fisica e mentale per portare questo slancio nel mondiale WESS e lottare per riprenderti il titolo vinto nel 2018?
“La situazione in cui ci troviamo è frustrante, ma in questo momento la salute della gente è più importante dei risultati di gara. Sono in buona forma e non vedo l’ora che ci diano il via per correre. E se la cosa andraà avanti a lungo, ne approfitterò per recuperare completamente la gamba, che non è ancora al 100%.”
I social media sono ormai una parte fondamentale per un atleta professionista, e tu sei di quelli che alimentano di più il fuoco. Ti piace girare video e pensi che ti aiutino ad alzare l’asticella di quello che è possibile fare con una moto?
“Mi piace molto tutto quello che arriva su uno schermo. Come ogni cosa, i social media hanno i loro pro e contro, ma è bello condividere questi video e mostrare che anche un pilota professionista può divertirsi in sella. Non penso solo a fare manche e a preparare le gare, mi piace mantenermi creativo e fa piacere che la gente lo apprezzi. Se questo porta un sorriso nella giornata di qualcuno, io sono felice.”
Per finire, come ti sentirai a dicembre tornando a correre nel SuperEnduro come campione in carica e con la tabella #1?
“Al momento è una sensazione strana, perché non ci sono state le classiche celebrazioni di fine stagione. Ma tornare in Polonia con la tabella #1 sulla mia Husqvarna sarà il suggello di quello che abbiamo costruito quest’anno. Quando penso a quello che è successo negli ultimi 12 mesi, è magico. Un anno fa ero in ospedale a guardare le gare senza di me chiedendomi se il mio piede sarebbe mai tornato a posto. Per cui tornare e vincere subito in questo modo è stato fantastico, per me e per il team. Alla fine abbiamo tutti fatto vedere quello di cui eravamo capaci.”
Campionato del mondo SuperEnduro 2020 – classifica finale
1. Billy Bolt (Husqvarna) 227 punti
2. Taddy Blazusiak (KTM) 209 punti
3. Jonny Walker (KTM) 192 punti
4. Alfredo Gómez (Husqvarna) 161 punti
5. Blake Gutzeit (Husqvarna) 112 punti
Foto Credit: Future7Media